IL
MARCHIO
La
funzione del marchio nella rete televisiva
La presenza
del marchio si rende necessaria nella rete televisiva in
quanto i programmi di per sè non ne permettono
l'identificazione. La pubblicità in particolare è
completamente anonima, in quanto è la stessa su tutti i
canali: è necessaria la presenza di un marchio per
identificare la rete. A questo proposito Maldonado
(1981: 34) afferma: "... quando i produttori sono
diversi e i prodotti sono più o meno gli stessi," come
accade nella pubblicità televisiva, "il marchio assume
un'importanza decisiva. In un tale contesto, raramente
gli oggetti hanno una forza auto-identificatoria
sufficiente per poter prescindere dal marchio. Il
marchio è dunque, per così dire, una protesi che viene a
colmare una manchevolezza dell'oggetto in quanto merce".
Lo scudo che i mercenari indossavano in battaglia nel
Medioevo portava i colori della città per cui
combattevano e permetteva un immediato riconoscimento di
nemici e amici. Lo scudo sottolineava l'appartenenza di
quel soldato alla truppa di una città e serviva perciò
ad affermarne il
possesso
(Andrea
Rauch 1995).
Lo stesso segno cromatico usato in contesti decorativi,
ad esempio appeso alle mura della città, permetteva
invece di identificare la città: Siena aveva ad esempio
la balzana bianco-nera, Pistoia una scacchiera bianca e
rossa, ecc.(identità).
Anche Anceschi (1988: 190) fa propri questi concetti
quando scrive che "... il marchio esercita una funzione
di identificazione che si esplica da un lato nel senso
di un manifestarsi "propagandistico" (stemma),
dall'altro nel senso della segnalazione di un possesso,
di una provenienza (sigillo)".
Facendo uso di questi concetti possiamo affermare che il
marchio della rete è al tempo stesso stemma e sigillo:
esso infatti consente allo spettatore di identificare
dell'emittente, ma permette anche alla rete di
appropriarsi del programma televisivo che sta
trasmettendo, così come un artista lascia la firma sul
quadro che ha dipinto.
Semiotica del marchio televisivo
Le teorie di Greimas e Courtès (1979) sulla generazione
del senso ci possono essere utili per uno studio del
marchio in termini semiotici. Attraverso la televisione
non si ha una comunicazione "faccia a faccia" come nei
normali rapporti quotidiani. L'interazione è totalmente
mediata dal testo che, per ovviare a questa mancanza,
cerca di dare un "effetto di realtà" prevedendo
al suo interno i simulacri sia del destinatario che
dell'emittente. Non c'è perciò una vera interazione
perché mancano i soggetti reali; "il livello
dell'enunciazione, cioè del rapporto comunicativo
diretto nell'hic et nunc di una interazione faccia a
faccia, è definitivamente assente nella comunicazione
massmediatica: e poichè tutto si gioca a livello del
testo-enunciato, emittente e ricevente (ovvero
enunciatore e enunciatario) devono essere introdotti
sotto forma di immagini testuali" (Manetti 1990: 71).
Il testo televisivo è formato da immagini e suoni, che
costituiscono l'enunciato, cioè ciò che viene "detto".
Il pubblico in sala, le telefonate da casa, ecc. sono
tutti espedienti del testo per dare l'impressione di una
reale interazione e rappresentano l'enunciatario ovvero
lo spettatore a casa. Il conduttore è allo stesso modo
il simulacro dell'enunciatore.
La rete televisiva attraverso il marchio proietta
all'interno del testo la propria immagine. L'emittente è
infatti l'enunciatore empirico dell'interazione cioè
quello che produce il testo e che allo stesso tempo ne è
tagliato fuori. Il marchio è quindi la proiezione
nel discorso della soggettività enunciazionale e puo
essere fatto corrispondere, in italiano, al morfema
personale "io". Costituisce la rappresentazione
enunciata (il simulacro) dell'enunciatore (la rete).
Greimas e Courtès (1979) chiamano questo fenomeno con il
nome di
débrayage
ovvero
"meccanismo di disinnesco dell'istanza dell'enunciazione
(soggetti empirici in una situazione reale determinata
spazio-temporalmente) rispetto all'istanza
dell'enunciato (soggetti simulacrali installati nello
spazio e nel tempo del testo)" (Manetti 1990: 73). Per
marcare la differenza tra struttura enunciata (il
marchio sullo schermo) e istanza di enunciazione vera e
propria (la produzione e messa in onda del programma)
gli autori (Greimas e Courtès 1979) parlano di
enunciazione enunciata.
Definizioni
Prima di
descrivere l'evoluzione del marchio nel corso degli
anni, ci sembra importante classificarne e definirne i
tipi esistenti: "... a seconda di come i marchi sono
costruiti si possono suddividere in due grandi
categorie: i
logogrammi,
cioè le elaborazioni di segni verbali alfabetici (detti
monogrammi
quando si
configurano come un unico segno più o meno composito) e
gli
ideogrammi
o
pittogrammi,
cioè
rappresentazioni più o meno schematiche che rinviano
all'immagine visiva di qualcosa." (Anceschi 1988: 190).
Il
logotipo
è una
parola che diventa marchio; la
sigla
è
"l'abbreviazione di comodo del nome di una persona, di
un ente, di un'associazione, ecc. consistente
nell'indicazione della lettera o delle lettere
iniziali..." (Rauch 1995 dal Devoto Oli, dizionario
della lingua italiana).
Storia
e analisi del vecchio monogramma/logotipo
MTV
La storia
di Videomusic si innesta sulla scia del successo
dell'emittente musicale americana MTV. Inizialmente la
rete italiana non aveva un'identità propria, tanto che
persino il marchio era molto simile, se non identico, a
quello di MTV
(tav.1).
L'emittente americana aveva scelto come marchio
una M verde scura squadrata con la scritta "tv" in
corsivo che segue l'andamento diagonale della stanghetta
della M. Lo spessore della M è colorato di verde più
chiaro e sotto al monogramma, in bianco, compare il
logotipo "Music Television".
Questa scelta ha avuto tanto successo che il nome della
rete veniva abbreviato usando la sigla MTV
piuttosto che il logotipo "Music Television". Il
monogramma si è trasformato così in lemma ed è entrato
nel vocabolario comune.
MVideo
Videomusic
aveva adottato la stessa M verde squadrata, invertendo
però i colori: verde chiaro per la lettera, verde scuro
per lo spessore, che, però non dà alla M l'effetto di
tridimensionalità, in quanto è privo di un punto di fuga
prospettico. La scritta "Video", che segue l'andamento
diagonale della stanghetta della M, è gialla con
spessore rosso
(tav.2);
in tv risulta però praticamente illeggibile date le
piccole dimensioni del marchio.
Piccole variazioni vengono inserite nel marchio
in ogni sua applicazione: il logotipo "Videomusic"
appare sulla carta intestata, ma non in televisione e
presenta lo stesso problema di "falsa
tridimensionalità"; sui biglietti da visita lo sfondo
della M è costituito da cinque linee orizzontali dei
colori del marchio (verde chiaro, verde scuro, giallo e
rosso) che ricordano le righe di un pentagramma; nella
linea di t-shirt "Videomusic Fashion" la M del
logogramma viene riprodotta senza spessore.
A differenza di MTV, il marchio MVideo non poteva
trasformarsi in parola di uso comune.
Nell'emittente americana il monogramma segue l'andamento
del logotipo (MusicTeleVision) e riesce a farlo
diventare prima sigla e poi lemma, secondo un
procedimento logico e naturale. Nel caso italiano
l'operazione non poteva riuscire, perchè il logogramma
si legge MVideo, il logotipo "Videomusic". Inoltre
MVideo non è una sigla, ma un ibrido formato da una
lettera e da una parola di senso compiuto:
l'accostamento, infelice, sembra essere privo di logica.
PUBBLICITA'!
Fino al '93 lo stacco pubblicitario è evidenziato dal
vecchio logogramma, inizialmente di profilo, che si
scontra con la scritta gialla "pubblicità". Il
logogramma esce dalla parte sinistra dello schermo, la
scritta da destra; lo sfondo è neutro e acquista
profondità grazie all'animazione del logogramma che
gradualmente avanza in primo piano, ruotando. La scritta
"pubblicità" si sposta prima verso l'alto, poi,
ruotando, si ferma a sinistra sotto il marchio. Alla
fine dell'animazione la M, immobile, è di 3/4 e consente
di cogliere la tridimensionalità del marchio. Questa,
invece, è di difficile lettura nel marchio in basso a
destra dello schermo.
A parte il fatto di sottolineare la tridimensionalità
del logogramma, l'animazione trascura completamente
il lato estetico, limitandosi ad assolvere la
funzione a cui è preposto, cioè quella di sottolineare
l'inizio dell'intervallo pubblicitario. In questo modo
non viene affatto sfruttata la grande potenzialità
comunicativa dello strumento.
Il nuovo marchio: VM
Più tardi
Videomusic ha sentito l'esigenza di definire una propria
identità e ha richiesto a vari studi grafici delle
proposte di rinnovamento
(tav.3).
Il progetto che ha risposto alle esigenze della rete è
stato quello dello studio grafico Zo Design di
Federico Gaggio, con sede a Parigi. Con la
collaborazione di vari designers Gaggio ha realizzato il
monogramma/logotipo, il jingle, la veste tipografica
(titolazione dei video), i bumpers pubblicitari e quelli
contenenti citazioni, le sigle e le intersigle dei
programmi principali.
Il nuovo marchio
(tav.
4)
è
tridimensionale: la V si incastra nella M e sotto il
monogramma vi è il logotipo bidimensionale "Videomusic".
Le lettere VM sono spesse, gli angoli smussati: il tutto
dà un'idea di informalità e simpatia. La configurazione
del marchio è equilibrata, in quanto la V si inserisce
negli spazi lasciati liberi dalla M formando un quadrato
e nessuna delle due lettere prevale sull'altra, come
invece avveniva nel marchio precedente.
Dopo avere scelto la soluzione grafica, i dirigenti di
Videomusic hanno riflettuto sui colori da adottare per
il nuovo marchio. L'idea iniziale era quella di un
semplice contorno bianco per le lettere, una sorta di
scheletro che sarebbe poi stato "vestito", a seconda
della necessità, con colori e materiali diversi. Lo
scheletro sarebbe comparso sullo schermo in basso a
destra, mentre il marchio "vestito" sarebbe stato
utilizzato per i bumpers, la carta intestata, i
biglietti da visita, i quaderni, ecc. Il tratto
distintivo fisso dell'immagine coordinata sarebbe stata
così la forma, mentre colore, materiali e dimensioni
sarebbero mutate a seconda del contesto d'uso.
Due problemi hanno impedito di realizzare questa
idea: la scarsa visibilità del marchio sul video in caso
di sfondo chiaro e, di nuovo, la somiglianza con il
marchio di MTV che nel frattempo aveva adottato proprio
questa nuova soluzione.
Dovendo scegliere dei colori per caratterizzare
il nuovo marchio, sono stati preferiti il blu per la V
e, in continuità col marchio precedente, il verde per la
M. Quest'ultima scelta ha ammorbidito l'impatto del
pubblico con la nuova soluzione, tuttavia il fatto di
stabilire due colori fissi è in contrasto con le scelte
compiute nelle estensioni del marchio. Per queste,
infatti, sono stati scelti colori e materiali diversi a
seconda del contesto d'uso. Le soluzioni sono di solito
molto piacevoli e varie, tuttavia l'impressione che se
ne riceve è confusa, in quanto l'immagine coordinata è
indebolita dal contrasto fra le continue variazioni di
colori e l'esistenza di due colori fissi nel marchio
sullo schermo. La confusione è inoltre aumentata dal
fatto che il monogramma, solitamente tridimensionale, in
alcuni bumpers perde lo spessore e diventa
bidimensionale.
IL LANCIO
DEL NUOVO MARCHIO
L'11 ottobre '93 Videomusic ha lanciato la nuova
immagine e per l'occasione ha trasmesso uno spot: un
cilindro nero su sfondo nero dopo un rullo di tamburi si
solleva improvvisamente e lascia vedere il nuovo
monogramma (v. paragrafo successivo) fatto di piume,
gialle per la V e bianche per la M. Lo slogan,
pronunciato da due voci e visualizzato sullo schermo,
dice: "Attenzione! Oggi Videomusic cambia ritmo!". La I
di ritmo, prima di assestarsi definitivamente, compie un
saltello.
Ci sembra che il cilindro del prestigiatore sia
una metafora efficace per marcare la novità e la
sorpresa rispetto al passato: come il prestigiatore
stupisce il suo pubblico estraendo una colomba dal
cappello che prima era vuoto, così Videomusic sorprende
i suoi spettatori adottando una nuova soluzione per la
sua immagine coordinata.
E' interessante anche come lo slogan rimandi al tema
principe della televisione, cioè la musica. La parola
"ritmo", infatti, è tipicamente usata in ambito
musicale, ma nello spot il suo significato viene esteso
ed investe tutto il modo di essere della rete. La rete
rimane la stessa, ma assume una veste nuova, più
dinamica. Lo spot centra l'obiettivo di annunciare il
cambiamento preservando i vecchi valori ancora validi e
aggiungendone di nuovi. (v paragrafo sui "Valori attesi"
e "valori realizzati"). |