"Quando l'Italia si trovava al Roxy Bar"
LA STAMPA
08 Aprile 2009
25 ANNI FA NASCEVA LA RETE DEDICATA AL ROCK
Quando l'Italia si trovava al Roxy Bar
Videomusic, la prima tv vietata ai maggiori

MARINELLA VENEGONI

FIRENZE
Venticinque anni fa, proprio in questi giorni, nasceva ufficialmente in Italia dopo un anno di sperimentazioni Videomusic, la prima televisione musicale italiana. Nasceva al Ciocco, in Lucchesia, e fa anche un po’ sorridere che proprio lì, dove c’erano gli studi della tv, sia nato adesso un resort che in qualche modo ricorda i fasti di quei tempi. L’hanno fatalmente chiamato Music Hotel, ha 187 stanze dedicate ognuna al rock, all’opera o alla classica: lo stanno completando e la mente è sempre la stessa, quella di Mariolina Marcucci, imprenditrice con il vezzo di sognare alto, che di quei tempi ruggenti intorno al 1985 ha ricordi vivi in termini di principi, e di primogenitura: «Intanto Videomusic nacque poco dopo Mtv, ma prima della tv musicale di Richard Branson in Inghilterra. Rifuggo dalle nostalgia, ma so che ci sono fanzine e anche un sito costruito sul ricordo. Videomusic ha svolto un ruolo, ha fatto scoprire il pubblico giovanile, ha dato dignità alla musica».

Erano tempi di voglia di sperimentare, nel centro di produzione di Barga, che mandava in onda sulle frequenze di Elefante Tv, sotto la luce di una M verde squillante, disegnata da Graziano Gregori: «Ogni volta che si parla di Videomusic si parla di me, in realtà è nata da un gruppo di persone, il mio babbo Guelfo, presidente, e Pier Luigi Stefani». Il primo videoclip mandato in onda fu All Night Long di Lionel Richie. Dice Mariolina: «Fummo i primi a dare speranza alla musica nera: Mtv era nata per i giovani, ma forse per l’America benpensante il nero non andava agli inserzionisti, e solo dopo molto tempo ospitò artisti neri. Lionel Richie ci fu così riconoscente, che quando anni dopo le reti si combattevano a colpi di esclusive, e Richie imbroccò un altro hit, decise di darcelo, perché eravamo stati i primi a ospitare un nero».

Marcucci, che da quell’epoca è stata prima vicepresidente della Regione Toscana e poi editore dell’Unità, ora è presidente della Fondazione Europea Robert Kennedy, ha altre primogeniture epocali da rivendicare per Videomusic: «Il valore giovanile non esisteva nelle emittenti, i giovani non erano considerati dagli inserzionisti. Abbiamo avviato il fenomeno». Videoclip, programmi musicali stravaganti. Scorrevano Club Tropicana dei Wham!, Soul Kissing di David Knopfler, Rock the Casbah dei Clash. Quattro VJ all’inizio («Sciamannati e ruspanti»), poi sempre di più, e trasmissioni lunghe 24 ore. Programmi di culto come Hot Line, il furibondo Heavy, Rock Revolution con Mixo, Roxy Bar con Red Ronnie; fino al primo tg per i giovani, VM Giornale, diretto da Daniela Brancati e poi da Tana De Zulueta.

Ma Mariolina ama ricordare appuntamenti audaci: «Abbiamo dato il primo appoggio a Nelson Mandela, con una maratona di 18 ore sui temi dell’apartheid e dei diritti civili, e un concerto a Londra per la sua liberazione: e per la prima volta, grazie a Enrico Mentana, allora agli Speciali del Tg2, ci fu uno speciale news sulla Rai, che utilizzava quella musica come linguaggio». La discografia li teneva d’occhio: li contattarono per sapere se il disco sul Live Aid era da pubblicare o no, chiesero loro se Springsteen era da lanciare in Italia. La tv collaborò a portare Zucchero al Mifed di Cannes, Sting fuoruscito dai Police fece un successone in 12 date in Italia: «E lui scoprì la Toscana con me, s’innamorò della tenuta di San Rossore», ricorda la Marcucci.

Poi, nel ’95, la vendita a Cecchi Gori: «Per il mercato pubblicitario non bastava un solo canale, e avevamo tentato di fare una proposta per l’acquisto di Tmc. Ma Mediobanca non ci prese in considerazione e arrivò Cecchi Gori: la legge diceva che chi ci comprava doveva già essere concessionario nazionale, e lui non avrebbe potuto comprare se non ne avesse avuta già una. Gli unici eravamo noi, in grosse difficoltà. Ma a Cecchi Gori della musica non fregava nulla...». E a Mariolina sì, tant’è che s’è buttata sul Music Hotel: «Cosa c’è di più bello, quando ti chiudi in camera dopo una giornata di lavoro? Ascoltare chi ti piace».